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II.4_69

Autore ignoto
Ritratto di Salvatore Valenti
Seconda metà del XIX secolo – prima metà del XX secolo
Olio su tela
65×55 cm
Inv. 69
In alto al centro: “SALVATORE VALENTI”, nel retro sul telaio: “(Museo Teatro 1940 Rutelli)”

Il ritratto di autore ignoto raffigura, a mezzo busto e leggermente di tre quarti, lo scultore siciliano Salvatore Valenti (Palermo, 1835 – 1903), ricordato come «artista completo, temperamento sensibile, vero appassionato dell’arte, lasciò una chiara documentazione della sua anima squisita e del suo gusto artistico» (Dizionario dei siciliani illustri…, 1939, p. 460). L’effigiato, rappresentato in età matura, emerge dallo sfondo color porpora imponendosi per l’espressione serena e lo sguardo profondo. Non è da escludere che la presenza di questo ritratto sia da collegare alle vicende biografiche e professionali di Valenti che fu attivo anche per le sculture decorative del Teatro Massimo di Palermo facendo parte di quel cenacolo di artisti coinvolti da Giovan Battista Filippo ed Ernesto Basile insieme a pittori e scultori come Cavallaro, Cortegiani, De Maria Bergler, Di Giovanni, Enea, Geraci, Lentini, Padovani e Ugo. Le opere per il Massimo furono affidate a Valenti nell’agosto del 1875 e successivamente nel 1880 e nel 1893 (G. Pirrone, Il Teatro Massimo…, 1984, p. 127). Salvatore Valenti, figlio di un intagliatore in legno con cui iniziò l’apprendistato, esordì con il padre Giovanni intagliando la cattedra per la chiesa di Casa Professa a Palermo, si specializzò anche nella scultura in marmo con la decorazione dell’altare di Sant’Ignazio nella chiesa di Casa Professa su progetto dell’architetto Di Bartolo. Operò all’estero, in Inghilterra e a Malta, e fu elogiato per le proprie abilità nella «assimilazione, non solo delle forme esteriori, ma bensì dello spirito intimo di stili e di maniere le più diverse e per tempo e per luogo, che lo condurranno a creare cose barocche e cose cinquecentesche e cose medievali, così perfette che un occhio assai sperimentato le scambia con quelle genuine» (F. Di Pietro, Salvatore Valenti scultore…, 1933, p. 13).

A Palermo Valenti realizzò monumenti, arredi e decorazioni per importanti chiese e dimore come le chiese di San Giuseppe dei Teatini e di San Domenico, il Palazzo Municipale, Villa Whitaker e Palazzo Mirto; tra le sue opere più importanti è da menzionare il Palchetto della Musica in Piazza Castelnuovo. Notevole il suo contributo all’insegnamento, fondò la Scuola Municipale di Palermo nel 1868 e collaborò con il Regio Istituto di Belle Arti, da lui diretto dal 1886 fino al 1890, dove si dedicò alla costituzione della gipsoteca (A. Callari, Valenti Salvatore, ad vocem, in L. Sarullo, Dizionario degli Artisti Siciliani. Scultura…, 1994, p. 342; La Gipsoteca dell’Accademia di Belle Arti…, 2016).Tra gli interventi per il Teatro Massimo ricordiamo anche il fregio del Foyer con l’Entrata di Vittorio Emanuele II. A Palermo nella via dedicata alla memoria di Salvatore Valenti è posto un ritratto scultoreo con targa, in cui si legge: “A Salvatore Valenti / emulo dei Gagini / nella scultura decorativa / maestro / di questo istituto di Belle Arti / fondatore guida animatore / nato a Palermo l’11 giugno 1833 / qui dove operò e si spense / il 24 giugno 1903 / nel trentesimo anniversario / ammiratori ed allievi memori”.

Il dipinto è stato oggetto di restauro nel 1987.