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V.1_inv. 158a

Giuseppe Incorpora
Fotografia della Sala Pompeiana del Teatro Massimo
Fine del XIX secolo
25×25,4 cm
Inv. 158a
In alto a sinistra sul cartoncino: “Teatro Massimo Vittorio Emanuele in Palermo – Volta della grande sala da ballo dei ridotti”, timbro in basso a destra tra la fotografia e il supporto cartaceo: “Fotografia G. Incorpora – Palermo”

La fotografia applicata su cartoncino presenta uno degli spazi più significativi del monumento palermitano, la Sala Pompeiana del Teatro Massimo con la veduta parziale della volta decorata. Oggi non perfettamente leggibile, fu eseguita dal fotografo siciliano Giuseppe Incorpora (Palermo, 1834 – 1914), come palesato dal timbro in basso a destra “Fotografia G. Incorpora – Palermo”. Questi si colloca tra i protagonisti siciliani del vedutismo e della fotografia d’atelier. Nel giugno 1860 eseguì il ritratto fotografico di Giuseppe Garibaldi, opera che gli garantì grande notorietà e alla quale seguì un gruppo nutrito di ritratti. Il suo lavoro fu apprezzato in occasione di manifestazioni nazionali e internazionali come la Terza Esposizione delle Arti Belle e Industriali organizzata al Casino delle Arti di Palermo nel 1870, l’Esposizione di Dublino del 1865 e l’Esposizione Universale di Vienna del 1873 e venne riconosciuto attraverso premi prestigiosi ricevuti in occasione dell’Esposizione Nazionale di Palermo del 1891/92 e dell’Esposizione Nazionale di Torino nel 1898.

La fotografia di Incorpora rende una pregevole testimonianza delle decorazioni del Teatro Massimo. Dopo la morte di Giovan Battista Filippo Basile, il figlio Ernesto Basile, subentrato nella direzione dei lavori del Teatro Massimo, non tralasciò il programma decorativo sviluppato all’interno del teatro tra il 1893 e il 1897. Vi fu attivo un cantiere che vide all’opera alcuni dei maggiori artisti siciliani del tempo, più volte protagonisti del cenacolo basiliano, negli spazi della Sala degli Spettacoli, del Foyer, del Palco Reale, del Salone del Sovrano e della Sala Pompeiana, dove si intrecciano complesse allegorie e simbolismi. Nella fotografia è parzialmente visibile la Sala Pompeiana – così detta per i riferimenti al terzo stile della pittura romana –, ambiente di forma circolare in omaggio al Tempio di Vesta a Tivoli, coperto da una cupola ribassata con oculo centrale a lucernario che si caratterizza per il pregevole impianto decorativo. Si individua la parte superiore delle decorazioni parietali con i quattordici candelabri-fanale, stilisticamente affini a quelli disegnati da Ernesto Basile per l’esterno dell’edificio che mostrano conchiglie e anfore alla base mentre nella parte superiore, culminante in un’applique a quattro lampade, si alternano un puttino alato suonatore e un’aquila con festone. Al di sopra dei candelabri sono ben visibili le decorazioni a fasce concentriche che si articolano sulla volta della sala. Vi sono una fascia circolare, attribuita a Giuseppe Enea, con putti musicanti su sfondo azzurro, e la decorazione di Salvatore Valenti in stucco e avorio su fondo rosso, seguita da ventotto medaglioni con teste maschili e femminili, intervallate da puttini. Seguono le decorazioni di Ettore De Maria Bergler raffiguranti un corteo di baccanti con tralci di vite, cimbali, piatti e tamburelli. Nei quattordici ottagoni della parte superiore della cupola sono rappresentate figure femminili che simboleggiano i sette pianeti oppure le sette arti del trivio e del quadrivio. Tale complessa decorazione è stata oggetto di suggestive letture in chiave simbolica come quella proposta da Gianni Pirrone che ha ipotizzato la presenza di una pitagorica e platonica geometria sacra ed esoterica, legata alla cosmologia, all’astronomia e alla musica (cfr. G. Pirrone, Il Teatro Massimo…, 1984). È visibile l’eptagramma culminante in un lucernario a sette spicchi, numero che rimanda ai sette pianeti e ai sette giorni del periodo lunare, ai sette peccati capitali e alle sette virtù, da leggere in relazione con le sette note e le sette corde della lira, raffigurata nella Sala degli Spettacoli.

Non è da escludere che Incorpora, autore anche della fotografia del Foyer, fosse stato incaricato di realizzare una campagna fotografica del teatro.