Ori e argenti di Sicilia


Schede di Patrizia Allegra da:

Ori e argenti di Sicilia, dal Quattrocento al Settecento, Catalogo della Mostra a cura di M.C. Di Natale, Electa, Milano 1989.

 

P. Allegra, scheda n. II, 146, in Ori e argenti di Sicilia, dal Quattrocento al Settecento, Catalogo della Mostra a cura di M.C. Di Natale, Milano 1989, p. 285.

II, 146. Piatto da parata

 

argento sbalzato, cesellato e inciso

20 x 27 cm

marchi: stemma di Messina, scudo con croce, corona e MS, PL, APC34

argentiere messinese, 1734

Marsala, Collezione privata.

 

Il piatto di forma ovoidale presenta un bordo movimentato, ornato da una fine decorazione fitomorfa, che crea un gradevole contrasto cromatico con le zone di riposo interne. Al centro torna lo stesso decoro a guisa di cornice di stemma araldico. Il lato sinistro dello scudo raffigura le armi della nobile famiglia messinese dei Pistorio nella originaria versione settecentesca, verisimilmente qui unito allo stemma della famiglia nobile degli Orgemont, di origine francese, ma trapiantata a Messina nel XVIII secolo. Il piatto porta il marchio con lo stemma di Messina, le iniziali dell’argentiere PL e del console APC, seguite dalle due ultime cifre dell’anno 1734. Il console potrebbe essere Andrea Paparcuri, documentato al 1730 (cfr. M. Accascina, I marchi…,1976, p. 109).

L’opera può considerarsi un tipico prodotto di argenteria messinese della prima metà del XVIII secolo, commissionato da nobili famiglie.

 

Inedito


P. Allegra, scheda n. II, 166, in Ori e argenti di Sicilia, dal Quattrocento al Settecento, Catalogo della Mostra a cura di M.C. Di Natale, Milano 1989, p. 300.

II, 166. Ostensorio con i simboli degli evangelisti

 

argento dorato, sbalzato e cesellato con parti fuse

45 x 19 cm

marchi intorno alla lente: stemma di Palermo, aquila a volo alto e RUP, G 4 DL(V)

argentiere palermitano,

decennio 1740

Termini Imerese, Chiesa Madre

 

II ricco ostensorio ornato di elementi decorativi di stile rococò presenta una continua sinuosità di linee curve a decorso spiraliforme che, partendo dalla base, s’inerpica lungo il fusto ove torna a ripetersi il simbolico gioco delle tre volute. Segue un globo anch’esso simbolico con fascia zodiacale liscia, intorno alla quale sono i simboli degli evangelisti oltre la lente, esplode una fitta raggiera, con all’interno una corona circolare, in cui sono riproposti gli elementi decorativi della parte inferiore dell’opera. La croce terminale è un’aggiunta più recente e porta infatti il marchio “800”.

L’opera presenta intorno alla teca il punzone dell’aquila di Palermo a volo alto e la sigla RUP. Le iniziali del console risultano incomplete; è leggibile solo quella relativa al cognome “G”. Della data resta solo la prima delle due cifre, un 4, si può comunque datare l’opera nel decennio 1740. Le iniziali dell’argentiere non sono più interamente leggibili; rimangono solo le lettere DL, ma poiché Maria Accascina (Oreficeria…, 1974, p. 403, fig. 274) parlava di due estensori di Domenico La Villa nella chiesa Madre di Termini Imerese, descrivendoli entrambi, è possibile dunque che le iniziali fossero complete al tempo della studiosa, prima della recente drastica pulitura che ha subito l’opera e che ha mutilato i marchi, anche se l’Accascina (fig. 274) riporta la data 1774 per l’opera, anno che non sembra conciliabile all’attuale lettura del punzone. Ai due ostensori ricordati vanno aggiunte, nell’ambito dell’attività di Domenico La Villa, altre opere (cfr. schede nn. II. 187. II, 188).

 

Bibliografia: M. Accascina, 1974, p.403.


P. Allegra, scheda n. II, 173, in Ori e argenti di Sicilia, dal Quattrocento al Settecento, Catalogo della Mostra a cura di M.C. Di Natale, Milano 1989, p. 307.

II, 173. Calice

 

argento sbalzato, cesellato e con parti fuse

27 x 13,5 cm

marchi: stemma di Trapani, LOTTA, APC

argentiere trapanese della famiglia dei Lotta,

prima metà del XVIII secolo (1745)

console di Trapani, Alberto Piazza

Palermo, Galleria Regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis, inv. n. 12.

 

II calice, riccamente ornato presenta alla base un giro d’appoggio con elementi decorativi cuoriformi, cui fanno seguito su un piano più elevato una serie di testine di cherubini alati e, all’innesto del fusto, le figure degli evangelisti.

Il nodo, ancora di forma ovoidale, è caratterizzato da putti che, a guisa di telamoni, reggono la parte superiore raccordata alla coppa da elementi fitomorfi, acantiformi. Il sottocoppa è caratterizzato da testine di cherubini alati che si alternano agli strumenti dell’arte di san Giuseppe: la squadra e il compasso, l’ascia e la sega.

Il santo vi appare raffigurato al centro con il Bambino in braccio. Si noti come, con intenzionale abilità, l’autore inserisca le figure nel contesto della forma, coniugando il viluppo ininterrotto delle masse alla semplicità delle linee e adattando la loquacità didascalica alla sobrietà dell’oggetto compiuto. La coppa è punzonata con lo stemma di Trapani e le sigle APC e LOTTA. Si tratta dunque di una delle diverse opere realizzate dalla bottega trapanese dei Lotta, attiva nel XVIII secolo (cfr. scheda n. II, 174). Maria Accascina cita il calice come punzonato dal console Alberto Piazza (Oreficeria…, 1974, p. 295). La stessa sigla dei Lotta, accompagnata dalle iniziali dello stesso console, si incontra in un calice della chiesa di San Giuseppe di Mazara del Vallo (M. Accascina, I marchi…, 1976, p. 194), in un inedito ostensorio del Duomo di Mazara del Vallo e in un calice dello stesso Duomo, pure inedito, già nella chiesa di Santa Veneranda (cfr. tesi di laurea di P. Allegra, Gli argenti della Cattedrale di Mazara del Vallo…, a.a. 1987-1988, Facoltà di Lettere, Università di Palermo, relatore prof. M.C. Di Natale), che, essendo datato al 1745, permette di riportare verisimilmente alla stessa data anche il calice di Palazzo Abatellis.

Questo è inventariato nel catalogo del museo con il numero 12, dove non è specificata la provenienza dell’opera.

 

Bibliografia: M. Accascina, 1974, p.295; Id., 1976, p. 194.


P. Allegra, scheda n. II, 195, in Ori e argenti di Sicilia, dal Quattrocento al Settecento, Catalogo della Mostra a cura di M.C. Di Natale, Milano 1989, pp. 319-320.

II, 195. Vasetto con fiori

 

argento sbalzato e cesellato

22 x 5 cm

marchi: stemma di Palermo, aquila a volo alto

argentiere palermitano,

seconda metà del XVIII secolo

Marsala, Collezione privata.

 

II vasetto con fiori si inserisce in quella tipologia largamente diffusa in Sicilia dei vasi con frasche. Questo si presenta di minuscole dimensioni e reca un mazzo di fiori raccolto, compatto, non usuale che lascia qualche perplessità. Vi sono presenti le solite varietà floreali dal tulipano alla rosa, accompagnate da diversi tipi di foglie. L’opera porta il marchio con lo stemma di Palermo, l’aquila a volo alto. Si tratta dunque di prodotto di argentiere palermitano della seconda metà del XVIII secolo, come lascia supporre la linea ormai tardo-barocca. Tra i vasetti con frasche simili del periodo, anche se dalla più comune tipologia dei tralci fitomorfi non raccolti, è una coppia di vasi con frasche di collezione privata palermitana (34 x 14 cm) che portano il marchio di Palermo, l’aquila a volo alto, le iniziali dell’argentiere BP e quelle del console GCA seguite dalla data 50. Potrebbe forse trattarsi del console Giovanni Costanza che con la stessa sigla nel 1751 marchia una cioccolatiera di collezione privata trapanese (cfr. scheda n. II, 183) e che è documentato più volte console (cfr. schede nn. II. 187 e II, 188 e S. Barraja. indice dei consoli di Palermo del XVIII secolo, in catalogo). L’argentiere BP si potrebbe identificare con Benedetto Perricone, documentato al 1762 (cfr. indice degli argentieri di Palermo, in catalogo).

 

Inedito


P. Allegra, scheda n. II, 256, in Ori e argenti di Sicilia, dal Quattrocento al Settecento, Catalogo della Mostra a cura di M.C. Di Natale, Milano 1989, pp. 355-356.

II, 256. Portaelemosina

 

argento sbalzato e cesellato

9 x 18 x 10 cm

marchi: stemma di Acireale, castello, faraglioni e AG, AS 1809

argentieri di Acireale, 1809

Palermo, Collezione privata.

 

Il vasetto per raccogliere le elemosine presenta al centro entro un’aquila bicipite lo stemma della famiglia Viola di Messina. L’opera è marchiata con lo stemma di Acireale, il castello con i faraglioni, e la sigla AG, le iniziali del console AS e la data 1809. Le iniziali AS potrebbero riferirsi ad Alfio Strano, già documentato console nel 1800, nel 1801, e ancora nel 1808: marchia nel 1800 la pisside del Duomo di Acireale, nel 1801 quella della basilica di Santa Maria di Randazzo e nel 1808 l’ostensorio della chiesa Madre di Paternò (cfr. M. Accascina, I marchi.., 1976, pp. 230-31).

Nella stessa collezione privata di Palermo è una fibbia che reca uno stemma simile a quello presente nel vasetto per elemosine. Questo stemma ha sempre due leoni rampanti che reggono una corona sopra un fiore mentre in alto è un’aquila.

Si tratta in questo caso verisimilmente della famiglia Belfiore di Messina.

Anche questa fibbia porta il marchio di Acireale e le iniziali GCC9 e AS. Si tratta dunque probabilmente di un’opera dell’argentiere Alfio Strano vidimata dal console GC, forse Giuseppe Contarino o Giuseppe Calì, che alla stessa data 1790 (nel marchio della fibbia non è più leggibile lo zero dopo il nove) marchia un’aureola del Duomo di Acireale, realizzata pure dal’argentiere Alfio Strano (cfr. M. Accascina, I marchi…, p. 229).

 

Inedito


 
 

Bibliografia citata

 

M. Accascina, Oreficeria di Sicilia dal XII al XIX secolo, Palermo 1974.

 

M. Accascina, I marchi delle argenterie e oreficerie siciliane, Busto Arsizio 1976.

 

P. Allegra, Argenti della Cattedrale di Mazara del Vallo dal XV al XVIII secolo, tesi di laurea, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Palermo, relatore prof. M.C. Di Natale, anno acc. 1987-88.