Girolamo Bagnasco a Militello

 

 

Girolamo Bagnasco (Palermo, 30 settembre 1759 – 12 dicembre 1832) è il capostipite di una famiglia di scultori abili nella lavorazione del marmo e del legno che opéra tra il XVIII e il XIX secolo in diversi centri delia Sicilia. Girolamo, noto anche per la produzione di statuette da presepe e di altri soggetti “più nobili” è, infatti, fratello di Giovanni, intagliatore, e padre di diversi figli, tra cui di Nicolô, anch’egli scultore, da non confondere con l ’altro omonimo, figlio del citato Giovanni e noto come intagliatore ornatista. Ultimo epigono di questa operosa famiglia è Rosario che, tra le diverse opere, nel 1910, firma la Madonna con il Bambino délia chiesa d e ll’Assunta di Palermo. Sculture di questa fiorente bottega, talora firmate o documentate talaltra solamente attribuite dalla storiografia artistica, si trovano in diversi paesi delle province di Palermo, Trapani, Catania, Messina, Enna, Caltanissetta e Agrigento. Queste opere, perlopiù a grandezza naturale e raffiguranti anche soggetti profani, quindi di committenza pubblica e privata, laica ed ecclesiastica, erano spesso scolpite a l l ’interno della bottega, motivo per cui non è facile distinguere le opere di Girolamo da quelle dei familiari. A volte, infatti, una statua di qu e s t’ultimo scultore è stata riferita ad un altro membro délia famiglia e viceversa (F. delFUtri). Solo la ricerca d ’archivio, unita alFindagine scientifica e ad un meticoloso restauro, come si auspica avvenga in occasione di questa importante iniziativa, potranno meglio classificare le numerose opere lignee dello scultore del quale di recente è stata individuata anche la lavorazione dello stucco. La produzione scultorea in legno di Girolamo, richiesta perlopiù dalle confraternité, che gareggiavano spesso tra di loro nella realizzazione di giunoniche statue che su appositi fercoli venivano portate in processione nelle solenni occasioni, va dal gusto tardo barocco aile rigide soluzioni neoclassiche. Legata, ad esempio, allo stile rococò, è la statua raffigurante San Pietro Nolasco della confraternita di Maria SS. délia Mercede al Capo, conservata neU’omonima chiesa di Palermo, datata alFultimo decennio del XVIII secolo e riferita allo scultore dalle fonti. Nell’opera, infatti, “i volti tradiscono un certo patetismo di remota e mediata ascendenza berniniana e i panneggi morbidi e nello stesso tempo cartacei che evidenziano la resa pittorica delle stoffe, trovano agganci nella tarda produzione pittorica del Settecento palermitano con preciso riferimento al Martorana” (A. Cuccia). In questa cultura si colloca pure il San Salvatore di Militello in Val di Catania che, seppur ridipinto nel corso dei secoli, è forse da datare all’ultimo ventennio del Settecento, sicuramente verso 1788, quando il Cristo Trasfigurato fu proclamato patrono délia cittadina . L ’opera, ricondotta al nostro scultore, è quindi cronologicamente vicina al Cristo alla colonna, firmato e datato dal Bagnasco nel 1787, del Museo Diocesano di Monreale (Pa). Inizia ad avvicinarsi sempre di più aile istanze neoclassiche, nella posa arcuata e nella resa del panneggio, il San Salvatore della Cattedrale di Mazara del Vallo che è esposto in mostra. La statua, firmata dal Bagnasco nel 1802, è stata commissionata per volere del vescovo délia Diocesi, Orazio La Torre da Palermo (1792-1811), lo stesso nobile che, figlio di D. Alessandro, principe di La Torre, fece realizzare diverse suppellettili liturgiche d ’argento per la sua Cattedrale. Scultura di gusto ormai pienamente neoclassica è, invece, per citare un altro esempio, la Madonna con il Bambino e il San Domenico délia chiesa di San Domenico di Palermo, del secondo decennio d e ll’Ottocento, riferita al Bagnasco dalle fonti, una delle tante opere raffiguranti la Vergine, ove lo scultore pare utilizzare uno stesso prototipo stilistico che, iniziato con la Madonna del 1790 délia chiesa di Gesù e Maria a Palermo, ripete in altri importanti simulacri mariani. Ne costituisce esempio la Madonna con il Bambino, detta délia melagrana, datata 1820 e attribuita al Bagnasco, délia chiesa del Collegio di Caltabellotta che, esposta in mostra, reca sulla base i nomi delle committenti, le collegine suor Maria Concetta e suor Maria Teresa Paci. Nello stesso filone neoclassico è, per rimanere ancora in ambito palermitano, la Presentazione di Gesù al Tempio délia chiesa di Santa Maria délia Catena di Gangi, documentata al 1813. Sempre nello stesso stile per la posa e per la resa, è il San Giovanni Battista del 1826 circa délia Chiesa Madré di Campobello di Licata, opera che, esposta in mostra e attribuita a Girolamo, ricorda, almeno per alcuni particolari, la statua di Mazara del Vallo. La teatralità delle statue del Bagnasco, invece, si nota nel gruppo raffigurante San Giorgio e Santa Margherita in San Giorgio di Piana degli Albanesi, firmato dallo scultore nel 1832, opéra che, forse iniziata dal figlio Nicolô, sarebbe, secondo Agostino Gallo, la sua ultima scultura. Della vasta produzione di Girolamo Bagnasco, il già citato Gallo, in “Notizie degli scultori siciliani", scrisse, infatti, “ sul principio segui nelle statue lo stile di Vito D'Anna, con quella goffa marcatura di panni e con un certo contorcimento n e l l ’attitudini. Il Velasquez intanto migliorô lo stile délia pittura e il Bagnasco con la semplice osservazione dei suoi quadri migliorô anche il suo. Negli ultimi anni délia sua vita praticò anche lo stesso osservando i dipinti di Patania col quale avea… intima amicizia”. Si tratta, quindi, di opere realizzate con estrema perizia ed abilità tecnica, in particolare nella resa anatomica, tanto che è stata supposta una frequentazione con l ’ambiente d e ll’Accademia istituita nel 1768 presso la Regia Università di Palermo.

Salvatore Anselmo